Sino alla fine del ‘700 la scuola in
Italia fu essenzialmente classica e i precedenti tentativi di istituire
scuole pratiche prima di questa epoca sono sporadici ed hanno
poco seguito. La necessità dell’insegnamento tecnico viene propugnata
dal pensiero illuministico, sotto la spinta della incipiente industrializzazione.
L’insegnamento tecnico ricevette in Italia un notevole impulso dalla
dominazione napoleonica, ma dopo la scomparsa del grande conquistatore
si affermarono la Germania e l’Austria dove l’istituzione Real-schulen
fece fiorire scuole tecniche e specializzate.
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Eugenio Meriggiani, primo preside del Regio IstitutoTecnico |
La
scuola viene fondata il 12 dicembre del
1860, quattro giorni dopo l’emanazione del decreto istitutivo come
Istituto Tecnico Agrario, ma, a seguito del R. Decreto del 30 ottobre
del 1862 divenne un Istituto Tecnico in sezione Amministrativo-Commerciale.
La nuova sezione commerciale durerà soltanto un
anno ed avrà due alunni; dovranno passare cinquanta anni prima che
venga istituita a Jesi la sezione di ragioneria. Il primo preside
fu l’avv. Eugenio Meriggiani (foto a sinistra).
Con l’anno scolastico 1874-75 il corso di agronomia
ed agricoltura, fino ad allora di tre anni, viene portato a quattro
con modifiche dei programmi scolastici. Nell’anno 1876-77 il corso
unico viene diviso in due sezioni, quella di agrimensura e di agronomia;
sino a che nel ’77 i licenziati poterono conseguire il duplice diploma
di perito agrimensore e di perito agronomo. Nel 1878 l’istituto
di Jesi passa alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione.
Nel 1885 vengono fissate le materie comuni di tutti gli istituti
tecnici e le materie speciali per i diversi indirizzi; durante l’anno
1881-82 e 1884-85 il nostro istituto vede crescere la media degli
alunni frequentanti. Fin dall’inizio del 1861 tutte le scuole di
Jesi, ed anche il nostro istituto, ebbero la loro sede nei locali
dell’ex conv
ento di S. Floriano.
La
nostra scuola inizialmente era sistemata al secondo piano e disponeva
di sufficiente spazio, ma inseguito gli strumenti e le collezioni
dei gabinetti scientifici a stento potevano essere contenuti nelle
aule a disposizione e quindi a poco a poco si imponeva un trasferimento
di sede.
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Laboratorio di Agraria, 1899. Alcuni dei campioni merceologici sullo sfondo sono ancora presenti nelle raccolte del Cuppari |
L’inaugurazione della nuova sede avvenne il 20 settembre
1885, ma il trasferimento dell’istituto nel monastero delle Clarisse
avvenne nel 15 ottobre del 1885.
La nuova sede per l’istituto tecnico costituì
un’ulteriore spinta verso quel primato scolastico e culturale che
il nostro istituto conseguirà in confronto alle altre scuole italiane.
Alla morte di Rosi, preside del R. Istituto Tecnico Pietro Cuppari,
il primo marzo 1897 la presidenza Tarantini succede a quella di
Rosi. Tra il 1898 e il 1900 il nostro istituto partecipa all'esposizione
di due importanti mostre: la prima a Torino e poi quella a Parigi.
Queste mostre rappresentano importanti occasioni per le scuole che
vi partecipano per fare un bilancio dell'attività didattica, per
mettersi al corrente delle più avanzate esperienze dell'istruzione
tecnica. Nel 1906 si licenzia nella nostra scuola - evento memorabile-
la prima donna: Elda Peloni, con la menzione onorevole in agraria,
chimica, meteorologia e tecnologia. Proviene dalla quarta classe
della sezione di agronomia e l'anno dopo con un esame integrativo
diverrà maestra. Nel 1908 la passione agronomica di Felcini fa sorgere
un orto sperimentale nella corte dell'istituto e grazie all'apporto
di studenti forestieri gli alunni salgono a 82.
L'ampliamento della sezione agronomica, che contò sempre su un notevole
numero di alunni, poteva permettere ai licenziati il conseguimento
della patente di maestro elementare. In una relazione del 1908 Felcini
ritorna sulla necessità di istituire la sezione di ragioneria e
commercio che è sentita anche come vivo bisogno della città che
ha assunto un importanza industriale (il sorgere di nuovi stabilimenti,
il crescere del nostro scalo ferroviario). Non ha vita facile Felcini
con gli scioperi dell'Italia giolittiana; lo sciopero era una spina
nel cuore di tutti i presidi di Italia, le avvisaglie ottocentesche
erano poca cosa in confronto a quelle dei primi anni del novecento.
Felcini tuttavia si muoveva con cautela, anche quando doveva affrontare
le agitazioni dei suoi studenti per veri o presunti soprusi dei
professori nei riguardi degli alunni.
Ma tra scioperi studenteschi, difficoltà continue, una buona notizia
per il "Cuppari": l'istituzione della sezione di ragioneria
e commercio. Con R. Decreto a Racconigi il 28 settembre 1911, Vittorio
Emanuele istituisce nel nostro istituto la sezione commerciale,
con il largo contributo del nostro comune che si impegna a provvedere
al materiale scolastico e scientifico, ai locali ed al personale
di servizio. L'istituzione della sezione di ragioneria e commercio
spinge l'amministrazione comunale ad allestire locali al secondo
piano del fabbricato di via Aurelio Saffi per ospitare i nuovi studenti
(1911). Grazie alla nuova istituzione, appare confortante l'aumento
di popolazione scolastica che sale al numero di 124 effettivi e
10 auditori. Felcini lotta per l'istituzione di una scuola di arti
e mestieri, infatti, l'opera dell'istituto tecnico penetra nelle
fabbriche, nelle amministrazioni, nell'artigianato e nell'agricoltura.
Il 24 maggio Ancona si sveglia con il bombardamento austriaco dal
mare; la notizia colpisce paurosamente Jesi. Chiudendo l'anno scolastico
1914-15, il preside invia un saluto e un augurio ai giovani allievi
chiamati sotto le armi.
Era iniziata quella guerra che fino all'agosto del 1916 in Italia
si chiamerà italo-austriaca. Dalla scuola erano stati sottratti
giovani e valenti insegnanti, avviati al fronte; la sostituzione
era fatta dalle donne e da professori pensionati. La situazione
italiana e marchigiana degli anni 1919-20 è piuttosto critica; agitazioni
e scioperi in tutta Italia sono determinati dall'erosione degli
stipendi e salari. Nel giugno del 1920 Ancona vide la rivolta con
numerosi morti e feriti; il 27 giugno a Jesi una sommossa popolare
aveva dato la città in mano degli insorti per due giorni; l'ordine
viene ristabilito dalle guardie regie.
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Foto di classe del corso Ragionieri, anno 1914 |
Nella
relazione finale sull'andamento scolastico dell'anno 1919-20, il
preside mentre riferisce sull'aumento delle iscrizioni e delle frequenze,
è costretto a deplorare il risultato del profitto non degno dell'antica
tradizione del "Cuppari", le cause sono la scarsa preparazione
dovuta dai quattro anni consecutivi di guerra nei quali i giovani
furono istruiti con programmi limitati ed affrettati, gli esami
largamente facilitati e le promozioni generosamente concesse.
Nel '22 si inaugurò la lapide ai caduti della grande guerra e si
sostituì la cattedra di tedesco con quella di inglese, la lingua
dei vinti con quella dei vincitori. Alla fine dell'anno scolastico
1922-23 subentra nella presidenza il prof. Antonio Umani, il quinto
preside dalla fondazione del "Cuppari". Felcini verrà
nominato preside della Giunta di vigilanza, ma per poco perché verrà
soppressa dalla riforma Gentile. (Sopra una foto della Sezione di
Ragioneria dell'anno 1914).
La scuola italiana nel ventennio fascista si adeguò alle direttive
del regime; questo perché le presidenze furono assegnate in genere
a uomini di specchiatura fede fascista e anche i nuovi insegnanti
non venivano immessi nei ruoli se non erano iscritti al fascio.
Per i pochi insegnanti antifascisti essendo nei loro ruoli prima
dell'avvento del regime e non avendo l'obbligo di iscriversi per
continuare il loro insegnamento, non fu vita facile. Il prof. Antonio
Umani reggerà la presidenza del "Cuppari" per dieci anni;
egli porta nella scuola una personalità nutrita di cultura classica,
piena di garbo e di signorilità.
Inoltre non si trova a suo agio con il programma di educazione fascista.
I problemi cui si trova di fronte il nuovo preside sono molti: in
primis, quello eterno dei locali insufficienti ad accogliere la
crescente popolazione scolastica. Si accrescono difatti le domande
di iscrizione al corso inferiore dell'istituto tecnico "Cuppari"
che la scuola è costretta a respingere proprio per la scarsezza
dei locali.
Stragi frequenti all'esame di ammissione alla prima classe del corso
superiore, strage finale agli esami di Stato per l'abilitazione
tecnica; e se la prima poteva essere vanto per la serietà della
scuola, che mandava avanti i migliori, la seconda era disdoro dell'istituto
che presentava candidati indegni. Questi esami venivano attentamente
seguiti dalle autorità superiori le quali, ricavavano un concetto
dell'efficienza della scuola. Doveva essere il preside il vigile
della disciplina, dell'efficienza, della moralità e del decoro.
Un problema che non aveva avuto la scuola di Rosi, ma che si impone
a causa dell'inserimento crescente del personale femminile.
La morale fascista non trascurava i vestimenti. Era opportuno che
sia le alunne che le insegnanti nelle classi indossassero una lunga
vestaglia chiusa al collo ed ai polsi. E non sono finite le tribolazioni
del povero Umani. Non bastavano gli atti di indisciplina, non bastavano
i professori che volevano metterlo nei guai, il terremoto e i professori
antifascisti. La morte nel 1933 gli permise di lasciare in eredità
al suo successore Domenico Venditori tutte le questioni spinose
e irrisolte; costui rimarrà in servizio fino al 1948.
Il nostro istituto a decorrere dal primo ottobre 1933 diviene R.
Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri "Pietro Cuppari",
con l'introduzione del consiglio di amministrazione e con una più
precisa delimitazione della struttura economica, didattica, disciplinare
della scuola. Nel 1935 abbiamo l'ampliamento e il rinnovamento dell'istituto,
a partire da una fiammante pavimentazione e dotato in più di un
moderno impianto di riscaldamento. Si arriva al secondo conflitto
mondiale e, nel dopoguerra, la nostra scuola è quasi interamente
occupata dall’amministrazione civile italiana e da contingenti del
governo militare alleato.
Nei primi mesi dell’anno scolastico 1943-44 poche lezioni vennero
tenute al "Cuppari" e ritornati nella sede al Corso, si
iniziò a fare il minuzioso computo del materiale depredato dai tedeschi
e da ignoti. Nel 1944-45 la nostra sede venne divisa con la scuola
media e l’avviamento professionale e naturalmente con le truppe
alleate. Nel luglio del 1945 il sindaco di Jesi rag. Pacifico Carotti
annuncia con un pubblico manifesto l’istituzione dell’Università
popolare.
Nel 1948 c’è il collocamento a riposo del preside Venditori e gli
succede Edoardo Famiglini, preside al "Cuppari" per otto
anni, fino al 1956. Da una relazione finale del preside Famiglini,
relativa all’anno 49-50, si desumono alcuni dati sulle condizioni
della scuola, che sta riprendendo il suo normale ritmo di attività.
Negli anni ’50, dunque, si erano cancellate le tracce della spesso
selvaggia occupazione degli anni della guerra e l’edificio era ritornato
nelle ancora invidiabili condizioni precedenti al conflitto: i vetri
dei numerosi armadi, innocente passatempo frantumatorio degli occupanti
militari, ricollocati nelle vuote cornici e l’azienda agraria, indenne
da devastazioni, riprende il suo compito di istruzione agronomica
per i nostri studenti geometri. La scuola in questi anni conta circa
trecento alunni; un buon numero per due sole sezioni, ragionieri
e geometri.
Gli anni scolastici che vanno dal 50 al 56 possono dirsi particolarmente
felici, proprio perché erano anni di raccoglimento, di dura ricostruzione
ma non per questo erano anni meno importanti per la nostra scuola;
infatti furono anni d’oro perché il sapere veniva trasmesso senza
interminabili riunioni interlocutorie. La nostra scuola conosce
in questi anni un aumento della popolazione scolastica che nell’anno
1955-56 è di 429 alunni, con un corso completo della sezione geometri,
due corsi della sezione commerciale e due classi di un terzo corso.
Il corpo degli insegnanti era costituito da 33 professori di cui
soltanto sei di ruolo ordinario. Molti dei problemi della scuola
di allora erano comunque gli stessi della scuola di oggi: lo svolgimento
dei programmi che doveva sempre lottare con il tempo, la compilazione
dell’orario delle lezioni, il secolare inghippo degli studenti tecnici
alle prese con la grammatica e con la sintassi italiane, le lamentele
dei giovani per l’indirizzo troppo teorico degli insegnamenti delle
discipline tecniche e professionali.
Dopo la presidenza Famiglini si arriva a festeggiare il centenario
della fondazione del nostro Istituto (1960). L’anno scolastico 1961-62
si aprì con la bella notizia dello stanziamento di L. 280.000.000
per il nuovo edificio. Ma l’avvenimento fondamentale dell’ottobre
1961 è stato quello della celebrazione del centenario dell’istituto
tecnico, preparato fin dal febbraio dello stesso anno. La commemorazione,
pubblicizzata col titolo "Italia ’61 – Cuppari ‘61", ebbe,
come non poteva non avere, un consenso unanime; il 22 ottobre si
tenne a Jesi un grandioso raduno nazionale di antichi allievi, ragionieri,
geometri, ingegneri e professionisti, oltre che di insegnanti, che
si concentrò in manifestazioni di carattere patriottico, in un convegno
al teatro Pergolesi, in cui fu fatta la commemorazione ufficiale,
e in un pranzo sociale al Circolo Cittadino, al quale parteciparono
300 persone appartenute ed appartenenti al "Cuppari".
Uscì anche in quella occasione un foglio intitolato "Italia
’61 – Cuppari ‘61", con vari e brevi articoli rievocativi.
Lasciamo ora la "storica" riunione del 22 ottobre 1961,
alla quale convenne da ogni parte uno stuolo numeroso di fedeli
al passato, per riprendere il cammino che ci condurrà ai giorni
nostri.
L’anno scolastico 1968-69 fa rifluire sul Cuppari l’ondata di contestazione
generale che aveva investito tutta la scuola italiana. Inizia da
quella data il difficile e talvolta drammatico compito di un capo
della comunità scolastica, che da allora in poi dovette affrontare
anche problemi della nuova generazione studentesca che contestava
la struttura della scuola italiana. Jesi e la nostra scuola vivono
di riflesso le grandi manifestazioni dei centri maggiori, specialmente
Milano che era la capitale della contestazione studentesca italiana.
Era in crisi il tradizionale metodo autoritario della nostra scuola,
i metodi adottati dai professori rappresentavano arcaici residui
di tiranniche concezioni, che facevano ricordare le dominazioni
straniere dell’Italia preunitaria. Una grossa conquista del mondo
studentesco è l’emanazione del decreto del 31 maggio 1974, riguardante
il riordinamento della scuola. Sono concesse le assemblee degli
studenti che costituiscono occasione per l’approfondimento dei problemi
della scuola e della società. Le elezioni nelle scuole diventano
dall’anno scolastico 1975-76 una nuova forma democratica di partecipazione
alla vita scolastica e nei nuovi consigli di istituto continuano
gli echi della battaglia elettorale, che si trasformano in contrastanti
prese di posizione riguardo ai problemi della vita della scuola.
Al presidente del Consiglio di Istituto, che viene eletto tra i
rappresentanti dei genitori degli alunni, il compito di calmare
le acque, se le discussioni divengono troppo accese.
In questi anni la sede
del "Cuppari" si suddivide in tre plessi: la sede centrale,
quella dell’ex seminario di piazza Federico II, lasciata dall’istituto
magistrale ed occupata dal "Cuppari", sez. Geometri, nel
1971; e quella dell’ex mobilificio Campodonico di via dell’Orfanotrofio,
utilizzata dall’anno scolastico 1975-76. Resta ancora ben lontano
il problema delle palestre ginnastiche, che crescono annualmente
di numero. Nell’anno suddetto il "Cuppari" raggiungeva
la cifra di 965 alunni, con tutti i problemi connessi ad uno degli
istituti più frequentati della nostra provincia.
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Studenti nigeriani al Cuppari: erano gli anni '70 |
Nel settembre del 1978
si sono presentati al nostro istituto 14 giovani nigeriani per iscriversi
al corso geometri. Dieci usufruivano di una borsa di studio del
loro governo, quattro venivano a frequentare la scuola a proprie
spese.
Previo colloquio, teso
ad accertare soprattutto il grado di conoscenza della lingua italiana,
sono stati tutti ammessi alla frequenza della terza classe geometri.
I giovani studenti nigeriani, di età trai venti e i trenta anni,
hanno rappresentato per il nostro secolare istituto non solo una
nota di "colore", il che è fin troppo ovvio, ma una esperienza
complessa per i risvolti psicologici, culturali, sociali, religiosi
derivanti dallo stretto contatto con i 14 rappresentanti di una
cultura di una civiltà radicalmente diverse dalla nostra (sopra
la foto del 1980 di alcuni studenti nigeriani). Tenendo fede a questa
sua tradizione di ospitalità, l'istituto accoglie e favorisce l'integrazione
degli alunni di diversa nazionalità e favorisce la convivenza democratica
di tutti gli alunni. La scuola, in questo modo, si pone come punto
di riferimento per chiunque, provenendo da qualsiasi parte del mondo,
chieda di seguire i corsi di studio per acquisire una preparazione
tecnico-professionale e per sviluppare la propria personalità. A
chi domanda di essere ammesso alla frequenza dei corsi si richiede
soltanto il pieno rispetto dei valori fondamentali ai quali la scuola
si ispira.
Inoltre, il "Cuppari" ha sviluppato, negli anni, la piena
e convinta accoglienza di ragazzi in situazione di handicap. L'esperienza
accumulata rafforza in tutte le componenti della scuola la convinzione
della bontà di questa scelta e l'intenzione di seguitare su questa
strada di disponibilità piena verso i ragazzi che presentano qualsiasi
forma di svantaggio. Negli anni successivi, Jesi ed il suo circondario
hanno subito i contraccolpi di processi vasti e profondi dovuti
al cambiamento del contesto territoriale. Il Cuppari ha cercato
di adeguarsi a questi mutamenti elaborando un progetto di offerta
formativa in grado di preparare studenti il più possibile pronti
ad affrontare il mondo del lavoro.
Ciò che consente al Cuppari di adattarsi a contesti sempre nuovi
deriva anche dal suo status di scuola statale, che in assenza di
pregiudiziali ideologiche o culturali si pone nel solco della più
autentica e valida impostazione laica e dialogica dello stato e
della cultura.
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